jOAN lUI UN FIL CHE DOVREBBERO FAR VEDERE 1 VOLTA AL GIORNO

Posted by Cristiano Gatti in ,



"" LA CRITICA""
Il mondo va a rotoli, l'Apocalisse è alle porte. Nemmeno Gesù riuscirà a fermarla: al più, potrà dare appuntamento in Paradiso a quanti si sono pentiti e hanno ricambiato il suo amore. Per festeggiare a suo modo il Natale, Adriano Celentano stavolta è salito sul pulpito di Savonarola, ha ballato e cantato, ha fatto spendere quasi venti miliardi di lire, e ha combinato un gran pastrocchio. La parola non ha dignità critica, ma riassume efficacemente i giudizi di quanti sono rimasti irritati dalla predica banalissima e dai frutti modesti di un impegno che meritava ben più sostanziosi traguardi. Le ragioni del fiasco (ma chissà: può anche darsi che fuori d'Italia il film vada bene) sono a nostro avviso nell'applicare una mastodontica macchina spettacolare a una paternale che pretende di scuotere le coscienze con argomenti sublimi e invece ripercorre tutti i luoghi comuni della morale più semplicistica: quella secondo la quale i tempi in cui viviamo sono i peggiori della storia dell'umanità, dominati dalla violenza, dall'indifferenza, dalla droga e dall'ateismo. Per cui se Cristo tornasse sulla terra, i cattivi tornerebbero a ucciderlo (stavolta con raggi laser), e il giorno della resurrezione non potrebbe che assolvere i peccatori e precipitare negli abissi le forze del male.
Qui Cristo si chiama Joan Lui. È un cantante vagabondo che, attraverso un “tunnel della vita”, arriva a Genova proprio quando un gruppo di delinquenti rapisce una giovane Emanuela e la città è in subbuglio. Minacciato dai mitra, Joan Lui mette il fuoco nelle gambe dei poliziotti, che improvvisano arditi balletti, e canta così bene l'imminente fine del mondo, provocata dai nostri aridi cuori, da ottenere uno straordinario successo. Un'impresaria Judy lo scrittura, e durante una festa in suo onore, organizzata in una chiesa di Roma, Joan Lui' caccia dal tempio gli ospiti sacrileghi e le ballerine travestite da suore, accoglie i poveri e risana gli infermi. Poi, mentre il popolo esulta e aumentano i seguaci, ottiene dal Capo dello Stato di potere interrompere qualsiasi programma televisivo per far giungere in tutte-le case i propri messaggi, o anche soltanto (in polemica con le chiacchiere dei politici) la propria immagine severa.
Se finora la sua più dura avversaria è stata una giornalista sovietica che lavora al “Corriere dell'Est” agli ordini del signor Marx (l'altra metà del mondo legge il “Corriere del l'Ovest”), ora Lucifero in persona, un asiatico che si circonda di guerriglieri e colonialisti, sfida Joan Lui a sottomettersi al Male, re dell'universo. Per tutta risposta il nuovo Gesù, che si è installato in una casa-teatro con apostoli e famiglie di vario colore ed agile piede, induce i rapitori a liberare Emanuela, smaschera un turpe traffico di feti umani, cambia il colore delle proprie poltrone (oibò, erano rosse: meglio nere...) e sogna di convertire quella bieca donna sovietica nella festosa signora d'un ecologico Eden. Finché il Diavolo lo fulmina, nel bel mezzo d'uno spot televisivo in cui Joan Lui accusa i partiti, gli sfaticati, quanti credono all'uguaglianza, e s'avvera la fine del mondo, con la Croce che distrugge anche Belzebù, con la sovietica redenta dalle lacrime ma travolta dai crolli, con Judy che restituisce a Gesù risorto i trenta danari, e ne ha in cambio un bacio...
Se musical ha da essere, preferiamo Jesus Christ Superstar. Perché la pedestre ideologia di Celentano (niente è più reazionario del fare d'ogni erba un fascio) pro dùce uno spettacolo squinternato, che per timore dei “tempi morti” si inzeppa di riferimenti alla cronaca nera italiana, di requisitorie da scompartimento ferroviario, di caroselli e scene catastrofiche, di citazioni dall'iconografia sacra (sul tavolo dell'Ultima cena c'è pane, vino e mele), di sparatorie e siringhe... In un guazzabuglio di stili, con canzoni e balletti a far da zenzero, che vanifica la generosa fatica del fotografo Alfio Contini, dello scenografo Lorenzo Baraldi, della costumista Elena Mannini, del coreografo Franco Miseria, degli attori e delle attrici (a cui non c'è nulla da rimproverare) di cui Celentano si è circondato perché cantino le sue lodi.
Scritto, diretto, montato, interpretato da un uomo di spettacolo che non soltanto si sente in grande confidenza con Dio ma crede di potersi con lui identificare, Joan Lui fa rimpiangere il Celentano di dieci anni fa, quello di Yuppi Du. Il suo mestiere si è scaltrito, il conto in banca è cresciuto, ma l'ambizione lo ha divorato. Andrà all'Inferno, chi vuol essere Gesù con la rabbia in corpo.
Da Il Corriere della Sera, 27 dicembre 1985

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Critica ASSOLUTAMENTE RIDICOLA e scontata!
Uno dei migliori film degli ultimi 20 anni se visti con occhio obiettivo e senza voler guardar del marcio.
Si sà...basta che ADRIANO fà qualcosa tutti gli devono dare contro
Jesus Christ Superstar è bello per 1 solo motivo: è in inglese (non si capisce una mazza), è peino di balletti dei figli dei fiori, è fatto non da Celentano.
Infatti la maggior parte delle critiche sono tutte basta su uno stupido fondamento:
Adriano Celentano si cala nientemento che nelle parti di...Gesù


Se Joan Lui fosse stato interpretato da un attore sarebbe stato lodato visto che mette a nudo tutto ciò che noi tutti sappiamo ma vogliamo in qualche modo ignorare
o che forse non abbiamo, purtroppo, la forza di combattere.
Forse noi piccoli plebei vorremmo andar contro a tutto ciò che viene messo a nudo in questo film, ma nessuno dei grandi, nessuno dei personaggi che potrebbero far realmente qualcosa, si espone prendendo una posizione forte.
Ma si sà, oramai alla base di tutto c'è una cosa: far spendere il più possibile fino ad esaurire la gente, quella gente che in molti casi non sopportando il peso della società di rifugica nella dogra, nel male, nell'immoralità.

Se fosse stato un flop non penso che dopo 20 anni qualcuno ne parlerebbe ancora, non penso che in rete si troverebbe ancora tante posizioni contrastanti su tale film

Sicuramente Celentano qui a voluto fare un pò lo sborrone però c'è anche da pensare che quelle canzoni chi le avrebbe potute cantare e interpretare se non lui? Forse Boldi? Forse Cristian De Sica?
Ci pensate che annualmente elogiamo questi due personaggi per dei film realmente trash messi su per la forza dell'abitudine e diamo contro a film studiati e creati con reale passione.....ma alla base c'è una cosa importante
I film da ridere servono, come il calcio, a non far pensare la gente ai reali problemi. Quel film ci immerge nella realtà facendoci incazzare ancor di più.

Un volo pindarico, se così vogliamo chiamarlo:
boldi/de sica stanno ad alcune notizie del TG come Joan Lui stà a ciò che non ci viene detto


VISTO 15 volte di seguito e continuo a vederlo grazie a YOUTUBE!
Non si trova il dvd :(

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1 commenti

Critica ASSOLUTAMENTE OPPINABILE E RIDICOLA!
Uno dei migliori film degli ultimi 20 anni se visti con occhio obiettivo e senza voler guardar del marcio.
Un film musical che tiene col fiatto sospeso

VISTO 15 volte di seguito e continuo a vederlo grazie a YOUTUBE!
Non si trova il dvd :(

12 dicembre 2008 alle ore 21:37

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